mercoledì 30 marzo 2016

Homework #9 - il ruolo della macchina in "I figli del Capitano Grant" di Jules Verne

I figli del Capitano Grant


"I figli del Capitano Grant" è un romanzo di avventura che costituisce la prima parte di una trilogia, seguito da "Ventimila leghe sotto i mari" e che si conclude con "L'isola misteriosa".
L'esordio del romanzo tratta di una gita marittima su uno yacht in cui i coniugi Glenervan catturano uno squalo nel cui stomaco trovano una bottiglia con dei fogli all'interno. L'autore di questi è il capitano scozzese Grant il quale richiedeva un'aiuto dopo il naufragio della nave Britannia .
Lord Glenervan dopo aver decifrato il messaggio che consisteva nella collocazione in cui era naufragata la nave, decide di partire alla ricerca del Capitano Grant, portando con sè, oltre il proprio equipaggio, il cugino Mac Nabb, due ragazzi: Mary e Robert Grant, figli del capitano scomparso, ed un clandestino, Paganel, un geografo francese,personaggio buffo e sconclusionato.

Ad una prima lettura del romanzo, emerge in evidenza fin dal primo capitolo l'importanza della "macchina" che accompagna Lord Glenervan e il suo equipaggio alla ricerca del Capito Grant: il panfilo Duncan , così come viene "battezzato" dallo stesso Lord.
Il Lord sapeva che sua moglie era la figlia di un grande navigatore e quindi pensò che anche lei avesse le stesse aspirazioni del padre: pertanto fece costruire il Duncan , al fine di poter visitare i paesaggi più belli del mondo. Lady Elena fu felice quando poté salire sul Duncan alla ricerca del Capitano Grant.
In tutto il romanzo il panfilo viene continuamente citato e descritto come un'imbarcazione senza eguali,velocissima sia a vapore che con le vele spiegate, addirittura paragonabile ad una nave da guerra :

<< Ayrton reputò opportuno esprimere la sua ammirazione per il Duncan : volle sapere il suo tonnellaggio, e la sua velocità a vapore, meravigliandosi nell'apprendere che poteva raggiungere i 17 nodi all'ora, e che neppure una nave da guerra sarebbe stata in grado di darle la caccia. Gli fu precisato che il Duncan era un vero yacht, e che quindi non sarebbe stato raggiunto neppure spostandosi con le vele>>

Durante le ricerche a terra, sia nel continente americano che in quello australiano, Lord Glenervan si preoccupava che la sua imbarcazione venisse custodita dal suo fidato equipaggio di marinai, in quanto rappresentava l'unico elemento vitale per il ritorno da quelle terre così lontane da casa.

Sicuramente, in un romanzo di avventura come quelli narrati da Jules Verne, il mezzo di trasporto costituirà sempre un ruolo fondamentale senza il quale non si potrebbe parlare nemmeno di avventura.
Nonostante ciò, attraverso un'ulteriore chiave di lettura, si può ritrovare la presenza di una seconda "macchina", se così la si vuol definire: la macchina è un dispositivo in grado di cambiare lo stato delle cose, attraverso l'utilizzo di risorse.
Ebbene, una semplice bottiglia di vetro, con all'interno alcuni pezzi di carta, è stata in grado di modificare lo "stato" di Lord Glenervan e del suo equipaggio, i quali hanno dovuto impiegare non pochi sforzi per decifrare quell'enigmatico mistero: senza quella bottiglia ognuno di loro avrebbe continuato la sua esistenza, avrebbe preservato il suo "stato" e nessuno avrebbe saputo più nulla circa le sorti del Capitano Grant.
Quello stesso messaggio contenuto nella bottiglia, viene continuamente esaminato e rielaborato,  sopratutto dal buffo Paganel, permettendo così di salpare per la Patagonia per poi dirigersi in Australia e quindi in Nuova Zelanda.

Infine ci sono diverse macchine "secondarie" che compaiono nel romanzo solo per contestualizzare il periodo storico e il luogo della ricerca: si parla dalle macchine più arretrate come le carovane e i carri in Patagonia fino ad arrivare alle tecnologie più avanzate dell'epoca come le locomotive in Australia.



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